Carnaval d'Allein
una kermesse tutta da scoprire

Il piccolo quanto caratteristico comune alpino di Allein (Valle d'Aosta) ospiterà a metà febbraio, esattamente nei giorni 19, 20, l'annuale manifestazione storico-folkloristica meglio conosciuta con il nome di Carnaval d'Allein.

Il piccolo paese posto al centro della Valle del Gran San Bernardo, in dialetto comunemente chiamata Coumba Freida a causa dei continui spifferi di aria gelida che soffiano al suo interno, si vestirà quindi a festa per tre giorni, con il calore e l'ospitalità della gente del posto che coinvolgeranno il pubblico presente in un'atmosfera di grande amicizia e convivialità.

L'appuntamento carnevalesco di Allein, come di consueto, sarà animato da una cinquantina di figuranti locali vestiti da Landzettes, costumi tipici che rappresentano una sorta di trasposizione allegorica delle uniformi indossate dai soldati di Napoleone nel maggio del 1800, epoca nella quale il grande condottiero francese varcò il Colle del Gran San Bernardo per poi dare inizio alla Campagna d'Italia.

Le Landzettes, bizzarre e per certi aspetti inquietanti maschere di questo carnevale, fondano la loro particolarità nei costumi che indossano, confezionati interamente a mano e adornati con perline, paillettes e specchietti; l'aggiunta della coda di cavallo, sventolata grazie all'ausilio della mano, affonda invece le proprie radici nella credenza popolare che la ritiene in grado di scacciare gli spiriti maligni. A capo della Benda, ossia il gruppo mascherato, si potrà apprezzare la carismatica presenza della Gueda, ovvero il figurante più anziano (o con più esperienza) incaricato di sventolare la bandiera simbolo del gruppo seguendo le note dei fisarmonicisti al suo seguito.

 

Scopo di questa manifestazione, che prevede nei tre giorni la visita delle maschere a tutti i diversi villaggi del comune, è quello di portare allegria e buonumore a tutte le famiglie residenti nel paese, che ricambiano il divertimento dispensato dalle macre offrendo loro bevande e leccornie della tradizione valdostana. Se poi ci sarà qualche dispettosa landzetta intenta ad infastidire il pubblico, chiaramente sempre in maniera bonaria, sappiate che anche questo fa parte dello spettacolo, considerato che questa azione vuole rivisitare in chiave moderna i soprusi inferti dai soldati napoleonici alle popolazioni locali durante il loro passaggio nel 1800.

 

A sfilare per tutti i villaggi del paese saranno circa 80 Landzettes, i tipici costumi che rappresentano una sorta di trasposizione allegorica delle uniformi indossate dai soldati di Napoleone nel maggio del 1800. A capo della Benda, ossia il gruppo mascherato, ci sarà come sempre la Gueda, ovvero il figurante più anziano (o con più esperienza) incaricato di sventolare la bandiera simbolo del gruppo seguendo le note dei fisarmonicisti al suo seguito.

 

In occasione del carnevale, giovani e meno giovani, indossano le coloratissime "landzettes" (il costume tipico che rappresenta una sintesi tra la trasposizione allegorica delle uniformi dei soldati di Napoleone e la tradizionale allegoria contadina legata al risveglio delle stagioni) per sfilare nel paese passando di casa in casa, dove le famiglie accolgono calorosamente la "benda" (il gruppo delle maschere) con ricchi tavoli imbanditi di ogni sorta di ghiottoneria.

 

 

 

 

da Turismo e valorizzazione del territorio: l'Heritage tourism

Turismo culturale e Heritage tourism

Fin dalle origini del turismo, il patrimonio culturale ha sempre rivestito una grande importanza come fattore di attrazione di una località turistica. Il cosiddetto "turismo culturale", caratterizzato de un'attenzione verso le risorse culturali, essenzialmente materiali di una località turistica, consiste nel realizzare itinerari storici, archeologici e artistici. L'obiettivo è quello di tracciare la storia di una località, in cui tuttavia il legame con la popolazione residente non è sempre chiaro e ben definito. Per questo motivo, recentemente si è operata una distinzione tra "turismo culturale" e "heritage tourism".

Negli ultimi anni, infatti, l'accresciuta sensibilità ambientale, nonché la crisi economica e sociale, hanno portato i turisti a ricercare nel viaggio un valore aggiunto che possiamo sintetizzare con la parola "heritage", un'eredità non soltanto materiale (beni archeologici, parchi, manifestazioni culturali, ecc...), ma anche e soprattutto immateriale. La globalizzazione, l'innalzamento dei livelli di istruzione e una maggiore consapevolezza della realtà che ci circonda, ci spingono sempre di più a ricercare un equilibrio tra la sete di conoscenza e il rispetto del patrimonio naturale e culturale del luogo che desideriamo visitare.

Sempre più spesso, quindi, la motivazione al viaggio è costituita dalla volontà di ricerca di un legame più profondo ma meno invasivo con la realtà che si sta vivendo: è qui che entra in gioco l'eredità culturale, il risultato di una reinterpretazione continua operata dagli eredi stessi delle tradizioni in oggetto, che ne filtrano il contenuto alla luce dei valori attuali, attribuendo loro autenticità. E' proprio l'autenticità dell'esperienza vissuta ciò che ricercano i turisti di oggi, l'incontro con la natura e con la tradizione, per sentirsi parte della storia di un luogo anziché meri spettatori, come accade nel caso del turismo di massa.

L'heritage tourism costituisce pertanto un aspetto di notevole importanza se inquadrato nell'ambito del turismo non soltanto culturale, ma anche sostenibile, contribuendo a tutelare tanto l'ambiente come la cultura delle potenziali mete turistiche.

 

 Legame comunitario e appeal turistico: le tradizioni del Carnevale

La Valpelline festeggia ogni anno un carnevale unico nel suo genere, che ha radici profonde nella comunità della Coumba Frèida. Dal 1975, il "Comité di Poudzo" s'impegna per far conoscere questo particolare carnevale e mantenerne viva la tradizione.

Come scrivono Guido Grimod e Daniela Piassot, il carnevale "ha sempre rappresentato una maniera delle più immediate per abbattere le differenze all'interno della comunità che lo vive. Nei giorni di carnevale, i ruoli sociali saltano con naturalezza, per lasciare spazio a gioia, allegria e voglia di stare insieme" (Carnaval di Comité di Poudzo, 2005). La volontà del Comitato è di costruire una "memoria comune" in modo da coinvolgere la comunità della Valpelline poiché al giorno d'oggi questa ricorrenza è vissuta come "un fattore di aggregazione positivo".

Grazie al lavoro del Comitato, a partire dalla fine degli anni '70 infatti c'è stata una crescente volontà di mascherarsi e le nuove generazioni hanno capito che il carnevale non è solo sinonimo di divertimento, ma è anche e soprattutto un modo di stare tutti insieme, giovani e meno giovani. Questa rivalutazione dell'eredità culturale della Valle si sposa quindi con l'idea di un possibile percorso turistico. A Courmayeur, ad esempio, già si festeggia ilCarmentan quindici giorni dopo Le Vieux Carnaval, una ricorrenza creata ad hoc per turisti e sciatori. Da sempre, inoltre, il carnevale ha un forte richiamo turistico. Basti pensare a Ivrea o a Venezia, per non parlare di Rio de Janeiro.

In ultimo, non dimentichiamo che la creazione di un tour attraverso la Coumba Frèida, i suoi villaggi e le sue sfilate, potrebbe inoltre rappresentare una buona soluzione al problema della stagionalità che da sempre caratterizza l'offerta turistica della Valle d'Aosta.

 

Percorso e metodologie

Nell'ambito del carnevale, non riteniamo possibile la creazione di un percorso di Heritage tourism ben definito, in quanto trattasi di una manifestazione itinerante che coinvolge vari villaggi in diversi momenti.

Ciò che ci sembrava importante era però focalizzare l'attenzione del turista sui diversi aspetti che contraddistinguono da secoli il carnevale. Abbiamo perciò inquadrato storicamente le origini del Carnevale, parlato delle maschere e dei loro costumi, veri protagonisti di questa festa, e allegato alcuni file per rendere più appetibile questo Carnevale a un potenziale pubblico turistico.

Nel nostro caso, il percorso Heritage si snoda lungo una festa che coinvolge le attività tradizionali più disparate, dalla realizzazione dei costumi, alla preparazione di cibo tipico, alla musica.

Una valle di passaggio può diventare allora valle di soggiorno, in cui il turista scopre attraverso una festa giocosa una realtà più autentica, le cui radici si perdono nella notte dei tempi.

 

Il Carnevale della Coumba Frèida

Guardare alla tradizione con uno sguardo diverso

Il Carnevale della Coumba Frèida è uno dei Carnevali più pittoreschi della Valle d'Aosta che affascina per la sua storia, le sue maschere e i suoi colori.

Un'occasione di festa che porta ai suoi abitanti e ai visitatori di questa splendida vallata gioia e buonumore!

 

Il territorio
Coumba Frèida, un nome che ricorda il freddo dei rigidi inverni alpini...

Ed è infatti il gelido vento invernale che soffia qui che ha dato il nome alle valli del Gran San Bernardo e della Valpelline. Poco distanti dal capoluogo valdostano, queste due vallate rappresentano da secoli un'importante via di comunicazione con la Svizzera e con il resto d'Europa.

Dopo l'apertura del traforo del Monte Bianco, la Coumba ha risentito del declino degli scambi transfrontalieri. Tuttavia, i villaggi hanno saputo mantenere il loro aspetto tradizionale: si trovano ancora chalet in legno dai tetti in losa e piccole chiese e cappelle che contribuiscono a creare un' atmosfera armoniosa.

 

 Il territorio

Coumba Frèida, un nome che ricorda il freddo dei rigidi inverni alpini...

Ed è infatti il gelido vento invernale che soffia qui che ha dato il nome alle valli del Gran San Bernardo e della Valpelline. Poco distanti dal capoluogo valdostano, queste due vallate rappresentano da secoli un'importante via di comunicazione con la Svizzera e con il resto d'Europa.

Dopo l'apertura del traforo del Monte Bianco, la Coumba ha risentito del declino degli scambi transfrontalieri. Tuttavia, i villaggi hanno saputo mantenere il loro aspetto tradizionale: si trovano ancora chalet in legno dai tetti in losa e piccole chiese e cappelle che contribuiscono a creare un' atmosfera armoniosa.

 

Un po' di storia

Il Carnevale è una festa comune a tutti i paesi dell'arco alpino e non solo. Infatti è un rituale che si è soliti far risalire all'epoca romana, in quanto ritenuto un rito propiziatorio per celebrare l'avvento della primavera e la fine dell'inverno. In tutti i paesi si ritrovano elementi comuni che rispecchiano una sorta di lotta della vita contro morte, della luce contro l'oscurità dell'inverno che volge al termine.

Sulle origini del particolare carnevale della Coumba Frèida si continua a disquisire. La tradizione orale propone due versioni che spiegherebbero la nascita della festa. 

Secondo la prima il carnevale ricorderebbe il passaggio di Napoleone e delle sue truppe attraverso il colle del San Bernardo, nel maggio del 1800, durante le Campagne d’Italia; i costumi sarebbero dunque la trasformazione allegorica o ironica delle uniformi dei soldati francesi.

Per la seconda, il carnevale nasce con un matrimonio tra due anziani, un po’ matti, durante il quale gli abitanti del villaggio avrebbero deciso di indossare dei vestiti originali.

Si sa poco di quel che era il carnevale prima del 1800, ma viene ipotizzato che in origine costituisse una sorta di esorcismo destinato ad attirare la benevolenza degli spiriti e ad attenuare i rischi della produzione agricola. Tutt’oggi rimane una “rappresentazione simbolica della vita contro la morte, della civilizzazione sulla vita selvaggia, della fertilità sulla sterilità, del bello opposto al brutto…”

 

Le maschere

I protagonisti di una festa in multicolor

Ogni paese ha le sue particolari maschere e un suo ordine di uscita del corteo. Si riporta qui l’ordine e le maschere presenti nella maggior parte dei comuni.

Il porta bandiera o la guida porta una redingote nera decorata con motivi di paillettes, occhiali, sfoggia un naso finto e un cappello nero con dei fiori. Al suo collo pende solitamente un corno con il quale viene dato il segnale di partenza del corteo.

Arlecchino indossa un abito in satin blu con paillettes e nastri di colori diversi che, applicati sul costume, formano un tessuto multicolore. Spesso è accompagnato da una demoiselle, un uomo vestito da donna che porta un vestito a volants in satin blu scuro, degli stivaletti, una parrucca bionda, un ombrello bianco e una bella maschera femminile.

Le landzette, le maschere più comuni della Valle d'Aosta, sfoggiano abiti molto colorati dalla base uniforme alla quale vengono applicati nastri, specchi e fiori. Il vestito si compone di una camicia bianca, un papillon dello stesso colore del costume, pantaloni, giacca e il casque, un cappello a forma di bicorno che varia a seconda del personaggio.  

Infine il Toc e la Tocca sono una coppia di maschere molto buffe che portano abiti strappati e che simboleggiano due anziani, gli scemi del villaggio.

 

I costumi

Tutti i costumi vengono confezionati artigianalmente grazie al savoir - faire  e alla pazienza dei sarti. Per la realizzazione di ogni abito si investono molto tempo e denaro, ma è una attività a cui nessuno riesce a rinunciare.

A titolo di esempio l'abito della Landzetta, la figura principale,  viene cucito su misura ed è realizzato con velluti pregiati sui quali vengono applicate tra le 20 e le 30.000 pailletes, cinque specchietti, quattro tondi e uno rettangolare, infine circa sette metri di frange.

Le maschere indossano vari accessori tra i quali il cappello, i guanti, maschere per coprire il viso e campanacci detti gorgoille che ritmano il corteo.

 

 

 

 

"Non è saggio pagare troppo caro, ma pagare troppo poco è peggio.

Quando si paga troppo, si perde un po' più di denaro e basta.

 Ma se si paga troppo poco, si rischia di perdere tutto, perchè la cosa comperata potrebbe non essere all'altezza delle proprie esigenze.

La legge dell'equilibrio negli scambi non consente di pagare poco e di ricevere molto, sarebbe un assurdo!

Se si tratta con il più basso offerente, è quindi prudente aggiungere qualcosa per il rischio che si corre, ma se si fa questo, si avrà abbastanza per pagare qualcosa di meglio..."

John Ruskin (1819-1900)- scrittore inglese, pittore, poeta critico d'arte, economista e docente             all´università di OXFORD

 

 

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